Tumore o cancro: mistificazione inconscia o falsità consapevole?

Osservando La pubblicità dell’Associazione Nazionale Tumori per infondere il desiderio d’assegnarle il 5 x mille, viene da chiedersi, perché questa scelta, la scelta di rendere il famoso quadro di Leonardo da Vinci “La Gioconda” senza capelli? Se in Marcel Duchamp autore di L.H.O.O.Q , altresì nominata la Gioconda coi baffi, si poteva ritrovare ilarità, qui non si tratta proprio di un gioco, né giulivo né scanzonato. Qui la minaccia è la perdita dei capelli, traslato: la perdita della vita.

La Gioconda “ammalata” che ci viene presentata calva, è un monito: “potrebbe succedere anche a te questa onta sociale che rappresenta la perdita dei capelli”, preludio ad una perdita ben più grave. Ma il paradosso è rappresentato dal fatto che la perdita dei capelli non è dovuto alla malattia, bensì ad un effetto collaterale della sua cura, ossia la chemioterapia.

La mistificazione dunque a questo livello si ritrova nel fatto che per esibire la mostruosità della malattia, ci si deve ridurre a terrorizzare con gli effetti socialmente devastanti della cura, come dire: attento, perché se ti dovremo curare, sarai additato da tutti come un malato. Ciò che è da temere dal tumore, per l’Associazione Nazionale Tumori e chi ha ideato questa pubblicità, non sembrerebbe tanto il cancro, non la morte, ma la sua cura, i cui effetti simbolici appaiono più devastanti della morte. Ciò sembrerebbe convalidato anche dallo slogan che funge da didascalia all’immagine: “un tumore cambia la vita, non il suo valore” come dire: un tumore cambia il modo in cui vivi con gli altri, e non il suo valore, ossia che in ogni caso, con o senza il tumore, rimani un mortale.

Tutto ciò appare dunque un po’ come un falso d’autore, più che una copia rimaneggiata con ironia, in cui si strumentalizza la verità ai propri scopi, si mostra qualcosa come vero, ma la sua sostanza è falsa: non ci si abbruttisce con la malattia, ma con la sua cura!

Per questo avrei certamente preferito una Gioconda meno terrificante ma con una bella parrucca bionda, o magari con qualche colore un po’ bizzarro, come chi non vuol far pena, che non si commisera e non vuol commiserare, ma bensì non prende troppo sul serio gli effetti transitori di una cura che con lo scopo di avvelenare il tumore, finisce per avvelenare assieme un po’ anche la vita.

Auspicando che l’Associazione Nazionale Tumori si prenda perciò cura della cura dei tumori, piuttosto che d’impaurirci con essa tramite provocazioni che nei primi del Novecento avevano un senso culturale importante, ma che oggi sono solo brutte copie, perché allora non donarle il 5 x Mille?

ATTILIO FORTINI 17-12-2018